Chrome ferma gli aggiornamenti, dal 2022 milioni di computer saranno obsoleti

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Brutte notizie per i possessori di Windows 7, addio aggiornamenti.

Niente più aggiornamenti su Windows 7 a partire dal 2022 per Chrome, il browser più utilizzato dagli internauti. Lo ha deciso Google che, pur estendendo ancora la sua protezione ai tanti possessori del vecchio OS, ora sembra irremovibile sulla scelta.

Chrome, stop agli aggiornamenti

Sono già un bel po’ datati i computer che utilizzano ancora il vecchio Windows 7, e l’estensione degli aggiornamenti è stata effettivamente cosa gradita per molti, ma dal 2022 basta upgrade, cosa che renderà milioni di computer davvero obsoleti. Cosa succederà praticamente? Nonostante lo slittamento al pensionamento di Windows 7 di altri 6 mesi a causa del Coronavirus, ora il pensionamento sembra cosa conclamata e per questi computer non ci sarà più nulla da fare.

Si tratta di un problema non da poco, visto che i dati suggeriscono che ancora un quarto dei computer fissi o laptop utilizzano ancora questo OS. Ma cosa comporterà questa sospensione di aggiornamenti? Da gennaio 2022 tali computer continueranno a funzionare, ma navigheranno e attueranno funzioni senza più alcuna protezione. Saranno quindi in balia di hacker e altri malintenzionati, i quali sono sempre a caccia di punti deboli alla ricerca di password e dati da sfruttare.

E il bello è che si ritroveranno assediati da virus, malware e simili senza nemmeno accorgersene, poiché appunto mancherà ogni tipo di informazione al PC per avvertire l’utente che lo sta utilizzando. Non resta quindi che aggiornare il dispositivo all’ultimo OS, in modo da proteggere i propri dati e utilizzare il device in tutta sicurezza prima che il termine ultimo lo renda definitivamente obsoleto e vulnerabile.

Fine del supporto di Windows 7: cosa fare

A fine dicembre 2019, Windows 7 restava ancora il secondo più utilizzato al mondo con il 26,6% delle quote di mercato. Pensare che Windows 10 è leader con il 54,6% ma il “sorpasso” su Windows 7 si è registrato solo tra novembre e dicembre 2018 (fonte: NetmarketShare, Netapplications).

Per i professionisti e le aziende che utilizzano molte workstation Windows 7, passare a Windows 10 è di fatto pressoché obbligatorio:

1) Il consiglio è quello di creare un’immagine del sistema con l’intera configurazione di Windows 7, la struttura del disco o dell’unità SSD e i dati memorizzati salvandola quindi su un server NAS o su una cartella condivisa in rete locale.
Per procedere in tal senso si possono usare le soluzioni di Acronis, programmi come AOMEI Backupper, EASEUS Todo Backup, Macrium Reflect (ReDeploy) e MiniTool ShadowMaker. Si creerà così un’unica immagine che permette il ripristino completo dell’intera configurazione del sistema in caso di guai.

In alternativa c’è anche l’ottima utilità Microsoft basata su riga di comando e integrata in Windows: wbAdmin. In pochi la conoscono pur essendo molto potente ed efficace: Windows 10 e sistemi server: backup automatizzato con wbAdmin e ripristino su hardware differente.
Nell’articolo abbiamo parlato di Windows 10, ma wbAdmin è disponibile anche sulle macchine Windows 7.

2) Utilizzando l’Assistente aggiornamento Windows 10 si possono aggiornare le macchine Windows 10 a costo zero senza neppure la necessità di introdurre manualmente alcun Product Key: Assistente aggiornamento Windows 10: cos’è e quando è utile.

Sebbene l’offerta di aggiornamento gratuito a Windows 10 (a partire da copie di Windows 7 e Windows 8.1 installate con una regolare licenza) sia terminata dopo un anno dalla data di lancio della prima versione di Windows 10, è ancora possibile passare alla più recente versione del sistema operativo a costo zero (ne abbiamo parlato anche qui: Windows 10 gratis si può, ecco come fare).

3) I file relativi a Windows 7, dopo l’upgrade a Windows 10 con Assistente aggiornamento Windows 10 o con l’utilità Media Creation Tool , vengono conservati nella cartella \Windows.old.

Tale cartella non dovrebbe essere subito rimossa perché, in caso di problemi, rappresenta la chiave per tornare a Windows 7 senza mettere mano ai software di disk imaging citati in precedenza.
Anzi, per chi passa da Windows 7 a Windows 10, suggeriamo di aumentare il numero di giorni durante i quali il sistema operativo conserva il contenuto della cartella \Windows.old

4) Suggeriamo quindi “alleggerire” Windows 10 modificando subito alcuni comportamenti che per chi proviene da Windows 7 possono essere considerati inutili forzature e causa di rallentamenti.

Per gli utenti più evoluti c’è anche la possibilità di disattivare alcune funzionalità di Windows 10 e rendere il sistema più veloce. Si tratta di interventi che dovrebbero comunque essere prima provati su macchine non utilizzate per scopi produttivi per poi replicare la configurazione altrove: Ottimizzare e velocizzare Windows 10: come farlo automaticamente. Piuttosto che permettere la disabilitazione delle funzionalità di Windows 10 che possono servire, lo script proposto si concentra su quelle che davvero aiutano a velocizzare il più recente sistema operativo Microsoft offrendo comunque agli utenti la facoltà di scegliere quali modifiche applicare e quali no.

Continuare a usare Windows 7 dopo il 14 gennaio 2020

E se si continuasse a usare il sistema operativo dopo la data di “fine vita”? Niente paura, almeno nella fase iniziale. Dopo il 14 gennaio 2020 non è escluso che Microsoft – almeno per i primi tempi, come peraltro già accaduto in passato – possa rilasciare aggiornamenti speciali in via straordinaria (è successo nel 2017 nel caso di sistemi operativi non più supportati come Windows XP, Windows Server 2003 e Windows Vista per “tappare” la vulnerabilità che ha permesso la diffusione del malware WannaCry: Il patch day Microsoft di giugno è imponente: rischi di un nuovo attacco WannaCry?).

Se non si fosse in grado di passare a Windows 10 oppure a Linux entro il 14 gennaio 2020, si potranno mettere in campo diverse soluzioni:

1) Va tenuto presente che la nota società 0patch metterà a disposizione degli interessati “micro-aggiornamenti” non ufficiali che permetteranno di risolvere le principali vulnerabilità di sicurezza che dovessero essere scoperte in Windows 7 dopo il 14 gennaio 2020.
Installando un apposito software agent sulle macchine Windows 7, si riceveranno le patch non ufficiali, installabili con un clic.

Come visto negli articoli Applicare aggiornamenti per Windows e gli altri software senza riavviare il sistema e Windows 7, aggiornamenti non ufficiali anche dopo gennaio 2020 con 0patch, gli aggiornamenti di 0patch non si installano: le correzioni vengono applicate in memoria e non necessitando quindi neppure di un riavvio della macchina. Sono quindi molto più leggere rispetto ai tradizionali aggiornamenti Microsoft.

2) Il ritiro di Windows 7 da parte di Microsoft non coinciderà con la fine del supporto da parte dei principali produttori di browser web. L’utilizzo di browser sempre aggiornati all’ultima versione permette di ridurre – e di molto – la superficie d’attacco. Stessa cosa dicasi per i programmi per la gestione della posta elettronica e per qualunque altro software che comunica con la rete Internet.

3) Accertarsi che i sistemi Windows 7 non siano direttamente esposti sulla rete Internet ma siano connessi in rete locale dietro router dotato di funzionalità NAT fornisce già notevoli rassicurazioni.

4) Fondamentale disattivare sul router il supporto per protocollo UPnP in modo che eventuali applicazioni in esecuzione non aprano porte in ingresso

5) I sistemi Windows 7 andrebbero possibilmente isolati dal resto della rete locale magari servendosi delle VLAN e segmentando così il network. Le VLAN, tra le varie loro caratteristiche (VLAN: cosa sono, come usarle e perché), danno modo di allestire più reti locali logicamente separate l’una dall’altra e quindi non comunicanti tra di loro. La maniera canonica per realizzare una VLAN poggia sull’utilizzo di uno switch che supporti tale funzionalità.

6) L’utilizzo di software antiexploit e un controllo più severo sul traffico mediante una più attenta configurazione del firewall (va benissimo anche il firewall integrato in Windows) permetterà di scongiurare la fuoriuscita di dati e la trasmissione verso server remoti.
L’adozione di un’applicazione come Windows Firewall Control, recentemente divenuta del tutto gratuita (vedere Windows Firewall Control diventa gratuito) consentirà di “addestrare” il firewall di Windows 7 affinché blocchi anche i tentativi di connessione in uscita non indispensabili per il funzionamento del sistema operativo e dei programmi che si adoperano di norma.

7) Windows Embedded POSReady 7 è un sistema operativo che poggia sul kernel di Windows 7 e che è stato progettato per i dispositivi di dimensioni compatte come registratori di cassa, macchine self service, sportelli Bancomat e così via.
A differenza del sistema operativo da cui POSReady 7 è stato fatto derivare, questo sarà supportato da Microsoft fino al 12 ottobre 2021, quindi un anno e nove mesi in più.

Quasi sicuramente potrebbe essere possibile continuare a ricevere le patch su Windows 7 con una semplice modifica del registro di sistema, come fatto in passato nel caso di Windows XP. Si tratta però di un espediente che Microsoft, per vari motivi, ha sempre strenuamente combattuto.

8) Nell’articolo Trasferire programmi da un PC a un altro abbiamo offerto alcuni suggerimenti per migrare da un PC a un altro dati e programmi tenendo presente che nel caso di applicazioni legacy è comunque possibile eseguire la vecchia versione di Windows all’interno di una macchina virtuale.

Il ritiro definitivo del supporto per Windows 7 non rappresenta quindi uno scenario apocalittico: l’importante è acquisire massima consapevolezza alla sui passaggi utili per non trovarsi impreparati.

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